LA NOSTRA STORIA
Le prime notizie certe dell’abitato di Campagna si hanno in epoca Longobarda, sebbene alcuni ritrovamenti di resti e suppellettili di età preistorica e alcuni monumenti (come la pietra posta sul “Ponte della Piazza” in p.zza Melchiorre Guerriero) ci inducono a pensare che i primi insediamenti risalgono in varie epoche; una su tutte in età romana sotto l’Imperatore Augusto. Le prime prove documentali risalgono solo l’anno Mille: in quel periodo il nome Campagna stava ad indicare il centro abitato, probabilmente per contrarre la dicitura Finibus Campaniae, ossia il confine tra Campania e Lucania.
Nell’anno 1056 appare per la prima volta la dicitura “Castellum Campaniae” in uno istrumento conservato nell’archivio dell’abbazia della SS. Trinità di Cave de’ Tirreni.¹ Questa denominazione, in voga per tutta la seconda metà del secolo XI, veniva usata non per indicare il Castello Gerione, ma bensì un luogo fortificato; questo lo si può dedurre consultando le prime pubblicazioni su Campagna dove si evince chiaramente la presenza di molini a ridosso della confluenza dei fiumi Tenza ed Atri nel centro storico della città. Ciò ci fa pensare che l’abitato dell’epoca era già strutturato con una certa caratura.
A rafforzare il concetto, in un documento del 1058 per indicare la posizione della chiesa di San Michele Arcangelo di Olevano sul Tusciano, si specifica che si trova <<…in un monte aureo sotto Campanea…>>.² Per concludere le prove documentarie che possono testimoniare una prosperità della cittadina già agli inizi del secondo millennio, possiamo far riferimento alla Chiesa della SS. Trinità, costruita nel 1095, grazie alla donazione dell’arcivescovo di Salerno da Sicone,³ già visconte di Campagna, edificata alla sinistra del fiume Tenza, dove sorge l’odierno Casal Nuovo (motivo perché ancora oggi alcune zone del predetto quartiere vengono chiamate “Trinità”) insieme ai già presenti quartieri di Zappino, San Bartolomeo, Giudeca e Girone.
Al partire dal secolo XII troviamo un’altra dicitura ad indicare un ulteriore sviluppo cittadino: “Civitas Campaniae”. Non posso esprimermi con certezza su come si assunse questo status, ma di sicuro c’era stata l’elevatura cittadina (vista la nuova denominazione); l’abitato in qualche modo aveva assunto di sicuro autonomia e rilevanza. In effetti, in uno istrumento del 1121 si fa chiaro riferimento ad una chiesa denominata “Santa Maria della Giudeca”, chiesa di assoluta importanza nella storia campagnese se consideriamo che nel 1164⁴ risultava avere già una arcipretura, oltre ad altri importanti sviluppi che racconterò successivamente.
L’importanza storica di Campagna comincia consistentemente a delinearsi quando il borgo assunse una posizione geo-strategica quasi inattaccabile, a seguito degli sviluppi europei in quegli anni, giocando un ruolo da protagonista nelle sorti del Principato di Salerno.
In quel difficile periodo, fu quasi sempre di possedimento feudatario e raramente di proprietà di Signori e questo delimitò fortemente l’autonomia del feudo, col conseguente ritardo di sviluppo e crescita urbana.
La situazione migliorò quando nel 1260 il feudo fu affidato al cavaliere Giovanni D’Apia, al quale vanno grandi meriti alla custodia e allo sviluppo del Santuario della Madonna d’Avigliano con ristrutturazioni, abbellimenti e ampliamenti, come certifica l’insediamento dei monaci al suo interno. Dopo la sua morte, il feudo passo successivamente agli Orsini di Gravina, grazie ad Ercole Dal Balzo, marito di Isabella d’Apia, figlia di Giovanni, imparentato in linea di successione con la famiglia Orsini; ed è proprio qui che inizia il periodo migliore per Campagna poiché costoro, per far fronte alle ingenti spese del palazzo che stavano costruendo a Napoli, trasferirono buona parte dei diritti e dei corpi feudali: questo favorì enormemente il cambio di residenza a Campagna di numerose famiglie facoltose ed importanti. Le iniziative furono messe in atto proprio dalle stesse che impiantarono nel tessuto cittadino attività per la trasformazione e commercio di grano e di prodotti olivicoli.
Questa fu la chiave di volta per sancire il grande sviluppo di quegli anni che vide Campagna essere, nel XVI secolo, una realtà importante del salernitano. Ulteriori sviluppi fondamentali derivarono dai papi della casata fiorentina De’ Medici, Leone X e Clemente VII, e ancora al conte Ferdinando Orsini, grazie all’intercessione del nobile campagnese Melchiorre Guerriero, Conte Palatino, Maestro dei Brevi Pontifici e Abbreviatore del Regno di Napoli.
Le sorti di Campagna vennero segnate positivamente nel 1514 quando la chiesa di Santa Maria della Giudeca veniva innalzata a collegiata e subito dopo pochi anni, si ebbe il preludio al titolo di Città, concesso da papa Leone X nel 1518. Altro tassello che consacrerà Campagna centro nevralgico del meridione d’Italia si aggiunse nel 1525 quando papa Clemente VII istituì la Diocesi unendola a quella di Satriano.
Tutti questi importanti accadimenti si devono al Guerriero. A quanto pare si avvalse di documentazioni dubbie ed aperte a svariate interpretazioni, presentando alla corte papale un’antica diocesi presente in località Sant’Angelo di Furano e, sfruttando il suo ruolo di rilievo negli ambienti vaticani, riuscì ad elevare Campagna ad uno status maggiorato. Ne conseguirono numerosi vantaggi, quali importanti sviluppi economici e, soprattutto, l’affermazione di numerosi cittadini nei campi letterali e giuridici. A testimonianza di quanto affermato, ci fu l’istituzione nel 1541⁵ da parte dei campagnesi Giovanni Antonio De Nigris e Marco Fileta Filiuli, della prima tipografia del Principato di Salerno, ubicata nell’attuale Palazzo Tercasio.
L’attività di stampa era legata principalmente agli approfondimenti che si tenevano nel Centro Studi nel convento dei Domenicani, nel quartiere di San Bartolomeo, dove i due fondatori insegnavano insieme ad altri illustri cittadini come Giulio Cesare Capaccio.
La stampa nel territorio campagnese ebbe il suo culmine grazie anche al vescovo probabilista Juan Caramuel y Lobkowitz, il quale sostituì la vecchia tipografia con una nuova, dando vita a pregevoli edizioni.
La guerra tra francesi e spagnoli di quegli anni condizionò la vita socio-economica di gran parte d’Europa; ovviamente anche Campagna ne risentì di tali accadimenti.
Nel 1532 il feudo fu assegnato ad Onorato II di Monaco da Carlo V di Spagna in cambio della sua fedeltà: da questo momento in poi iniziò un periodo aureo per l’intera cittadina, il reale monegasco insieme ai suoi discendenti possedettero il feudo per oltre un secolo, precisamente fino al 1642₆ quando, per un accadimento simile, il feudo di Campagna venne dato al vincitore di turno. Infatti, l’amministrazione passava dai Grimaldi di Monaco, i quali si schierarono a fianco dei francesi, ai Caracciolo di Torrecuso con il capitano Lelio Maffey insediato come governatore con pieni poteri.
La Città ricevette enormi benefici da entrambe le famiglie sia dal punto di vista sociale (reti idriche pubbliche, rafforzamento o introduzione di nuovi statuti civili), sia dal punto di vista economico.
Campagna vide in quegli anni il suo massimo splendore, consolidando il suo ruolo nel Mezzogiorno, arrivando a costruire anche un ospedale, dove ora è presente la stazione di Carabinieri in l.go Sant’Antonio.
Dopo una breve parentesi (1660/1673) che vide il ritorno dei Grimaldi, il feudo rimase vacante per un periodo di tempo, incamerato dal Demanio Regio: a nulla valsero i tentativi dei campagnesi di riscattarlo alle varie aste (la famiglia Viviani su tutte). Fu assegnato, poi, a Nicolò Pironti che riuscì a spuntarla nel 1695.
In conclusione possiamo affermare con assoluta certezza che il XVI secolo ha segnato per sempre e in meglio l’abitato campagnese, cambiando il suo volto urbanistico, rendendolo molto simile a quello attuale. Tra l’altro si videro costruire numerosi edifici civili e religiosi, una su tutte l’inizio dei lavori della Cattedrale, l’ingrandimento di quelli esistenti e l’edificazione di molti palazzi signorili.
Il XVII secolo si aprì con due scossoni che turbarono non poco la vita cittadina: la Rivoluzione Napoletana capeggiata da Masaniello del 1647 e la Peste del 1656. Entrambe causarono problemi di una certa rilevanza, con la prima che generò una serie di interminabili liti causate dalle diverse fazioni che portarono al lastrico numerose famiglie benestanti, mentre la seconda decimò la popolazione, tanto da passare da circa 5000 cittadini a poco più 1600, così come riportò Juan Caramuel in una sua Relatio ad Limina nel 1662.⁷
Accadimenti che frenarono irrimediabilmente la crescita costante che ci fu fino a quei momenti. La ripresa fu lenta e tortuosa e ci vollero quasi cinquanta anni affinché Campagna ritornò di nuovo sui passi agiati del secolo precedente.
Il 1700 però fu anche protagonista di nuove costruzioni di edifici civili, come il palazzo ducale nel quartiere di Zappino e anche di completamenti di edifici religiosi come la cattedrale di Santa Maria della Pace.
Per buona parte di questo secolo si palesò una buona fase di sviluppo urbano, atto principalmente all’ultimazione di quartieri oppure a nuove costruzioni in spazi vuoti, portando l’abitato di Campagna nelle dimensioni che possiamo notare ancora oggi.
Di assoluta rilevanza, invece, è anche l’edificazione del Seminario Diocesano, voluto fortemente dal vescovo Fontana nel 1723⁸, anche se iniziò ad essere funzionante solo nel 1738 grazie al vescovo Anzani.
La Rivoluzione Napoletana del 1799, la legge di eversione della feudalità di Giuseppe Bonaparte del 1806, le leggi di soppressione dei conventi e monasteri del 1808/1811, oltre alle scorribande brigantesche della Banda Giardullo, portarono stravolgimenti nel tessuto sociale cittadino.
La disponibilità di tanti edifici resi vacante dalle suddette normative, portò tante occasioni alla Città permettendola di restare snodo importante del salernitano per tutto l’ottocento. Già capoluogo di distretto del Regno delle Due Sicilie, con l’Unità d’Italia del 1861 divenne capoluogo di Circondario e fu sede di caserme e distretto militare, quest’ultimo ubicato nel Palazzo Tercasio. Ci fu anche spazio per la Sottointendenza presso il Convento degli Agostiniani (oggi Palazzo di Città), successivamente ospitò la Sottoprefettura e gli uffici della Pretura.
Dopo tanta crescenza durata tre secoli, il 1900 ha sancito un brusco stop. L’importanza ottenuta nei decenni precedenti, lentamente andò scomparendo cedendo il passo ad una fase di declino a causa della sua posizione geografica: ironia della sorte, ciò che in passato aveva favorito la crescita esponenziale della città, con l’inizio del XX secolo ha causato l’esatto opposto.
Questa fase è iniziata principalmente con l’estromissione della Città dalle principali via di comunicazione e sicuramente l’impossibilità di espandere ulteriormente lo sviluppo urbanistico, ma niente in confronto con il capolinea di questo processo, culminato con il terremoto che colpì l’Irpinia il 23 novembre del 1980. Questo tragico avvenimento rendette inagibili gran parte delle abitazioni e degli edifici, motivazione principale che indusse i cittadini del posto, almeno nella gran parte, ad abbandonare il Centro Storico per trasferirsi nelle nascenti frazioni.
C’è comunque da annoverare in questo secolo intenso ma anche difficile, l’istituzione di due campi di internamento per Ebrei ed altri perseguitati a seguito della promulgazione delle Leggi Razziali del 1938, individuando nell’ex convento dei Domenicani di San Bartolomeo (il più grande campo preesistente del Sud Italia) come campo di internamento maschile e quello degli ex Osservanti della Concezione come quello femminile (seppur per un breve periodo).
Queste furono tristi vicende che però a Campagna trovarono una piega completamente diversa grazie all’operato e alla magnanimità dei miei concittadini, ma soprattutto grazie al vescovo Giuseppe Maria Palatucci, zio dell’ultimo vicequestore di Fiume italiana Giovanni Palatucci, Giusto tra le Nazioni.
I due Palatucci, con il tacito assenso delle autorità locali, riuscirono a donare conforto e tolleranza agli internati, integrandoli con rispetto in un quasi normale svolgimento della vita cittadina. Gli internati, pertanto, ricambiarono con l’aiuto e con cure mediche, sotto la guida dei dottori Tanzer e Pajes, durante i bombardamenti Anglo-Americano del 17 settembre 1943, di cui Campagna fu vittima.
Questi due accadimenti hanno portato il popolo campagnese a dare il meglio di sé, tanto da meritare ben due Medaglie d’Oro al merito civile conferite alla Città nel 2005 e nel 2006 da parte dei Presidenti della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, rispettivamente per l’abnegazione e per l’impegno dimostrato nella ricostruzione post-sisma e per le vicende inerenti all’ospitalità e il conforto che i campagnesi seppero donare agli Internati durante la Seconda Guerra Mondiale.
1. CARLONE, MELCHIORRE GUERRIERO E LA DIOCESI DI CAMPAGNA – APPENDICE DOCUMENTARIA A CURA DI FRANCESCO MOTTOLA. SALERNO 1984
2. BALDUCCI, L’ARCHIVIO DELLA CURIA ARCIVESCOVILE DI SALERNO, II, UN CHARTULARIUM ECCLESIAE SALERNITANAE DEL SEC. XVII
3. GELSOMINO D’AMBROSIO, CAMPAGNA. PAG.20 – EDIZIONI 10/17. ANNO 1996
4. PENNACCHINI, PERGAMENE SALERNITANE (1008-1774). SALERNO 1941.
5. WIKIPEDIA – PAGINA DEDICATA DI CAMPAGNA – PARAGRAFO “LA STAMPA NEL PRINCIPATO DI SALERNO”.
6. MARIO MAFFEY, STORIA DELLA FAMIGLIA MAFFEY – www.cittadicampagna.it sez. BLOG.
7. GELSOMINO D’AMBROSIO, CAMPAGNA. PAG.23 – EDIZIONI 10/17. ANNO 1996
8. GELSOMINO D’AMBROSIO, CAMPAGNA. PAG.23 – EDIZIONI 10/17. ANNO 1996
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